A REGGIO EMILIA TRAGEDIA IN TRIBUNALE

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L’episodio gravissimo di stamane a Reggio Emilia dimostra quanto il diritto di famiglia, ormai, sia diventato complesso e pericoloso. Anche per l’ordine pubblico.
Non è la prima volta che accade un simile episodio durante una procedura di separazione. Ma perchè e come possono accadere cose del genere?


Le cause di tali fatti possono essere le più disparate. E’ certo che già la separazione è di per sè un trauma (e il diritto di famiglia è una cosa molto seria). Quando a questo trauma fisiologico se ne aggiungono altri come, il dramma di chi subisce la decisione dell’altro coniuge di separarsi, la durata di una causa, il livello non eccelso di avvocati e magistrati, l’assenza di una politica per il sostegno delle famiglie in difficoltà, la tragedia può esplodere. 


Liquidare la tragedia di oggi sostenendo che si è trattato solo di un momento di follia è quanto di più sbagliato possa esistere. Accanto alla follia di un assassino, vi è il concorso della follia di un sistema malato ed incosciente dove tutti siamo in qualche modo colpevoli. Molti nostri Tribunali sono indecenti, i tempi per avere una sentenza sono biblici, molti addetti ai lavori (avvocati e magistrati) trattano il diritto di famiglia come l’infortunistica stradale senza conoscere niente di questa delicatissima materia. Vi sono a volte sentenze inaccettabili che alimentano i conflitti anzichè ridurli.       


E’ arrivato il momento di stare attenti.
Vi è troppa improvvisazione da parte della Giustizia.
Occorrono tecnici preparati, avvocati che sappiano mediare, magistrati specializzati e non tuttologi.
E poi c’è la questione della sicurezza dei nostri Tribunali.
Come è potuto accadere che in un Tribunale oggi un marito possa avere introdotto una pistola e fare fuoco contro tutto e tutti?
Quali misure di sicurezza sono state apportate affinchè un evento tanto grave potesse essere evitato?
Gli avvocati possono continuare a lavorare in queste condizioni?
Insomma i problemi da analizzare e risolvere sono tanti.
Ma la situazione resta grave. Un appello ai colleghi che si occupano di diritto di famiglia va fatto.
Bisogna che tutti noi impariamo ad essere prudenti, professionali e preparati.
Anche la redazione di un nostro atto, oltremodo offensivo e/o temerario nei confronti della controparte, può produrre reazioni devastanti.
C’è ancora una significativa parte di avvocatura che accetta incarichi delicati senza la necessaria competenza.
Ovviamente dinanzi alle gesta di un pazzo è difficile trovare spiegazioni. La pazzia non è gestibile,ma è anche stuzzicata dalle nostre carenze ed inadeguatezze.


In ogni caso,a nome dell’AMI, sento l’obbligo di esternare la mia solidarietà alla Collega Giovanna Fava, oggi ferita a seguito della sparatoria, mentre stava espletando il suo sacro ruolo di Avvocato.


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      Avv. Gian Ettore Gassani

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