La Gran Bretagna alza la testa e dopo anni di asservimento alla causa del multiculturalismo potrebbe dire ‘no’ ai matrimoni forzati. 17,000 donne, queste le stime dell’Association of Chief Police Officers, vittime ogni anno di violenze “d’onore” e 8.000 costrette ad accettare “forced marriage” (secondo una ricerca condotta dal Dipartimento per l’Educazione britannico) sono troppe – e pare si tratti, secondo i detective inglesi, solo della “punta dell’iceberg” – per continuare a chiudere gli occhi di fronte a un fenomeno che potrebbe essere definito un vero e proprio reato. Specie in un contesto in cui molti paesi europei, Germania e (per l’appunto) Inghilterra, hanno dichiarato il crollo del modello “multikulti” e la conseguente volontà di “voltare pagina”, come dichiarato dallo stesso premier inglese David Cameron, sulle politiche fallite del paese. Pare che il numero reale del fenomeno dei matrimoni forzati, diffusi soprattutto tra gli immigrati musulmani dell’Asia meridionale, del Medio Oriente e Africa settentrionale e occidentale, sia nella realtà ancora più alto perché molte vittime hanno paura di farsi avanti e denunciare. Nel 2010 1.735 vittime – tra cui bambine di 13 anni e donne con disabilità fisiche e mentali – hanno cercato l’aiuto nel Forced Marriage Unit, un’agenzia speciale istituita dal governo britannico. Una cifra spaventosa. Un altro studio intitolato A Statistical Study to Estimate the Prevalence of Female Genital Mutilation in England and Wales rileva che oltre 65.000 donne in Gran Bretagna hanno subito mutilazioni genitali come condizione prematrimoniale, e almeno 15.000 ragazze di età inferiore ai 15 anni rischiano di essere sottoposte a questa pratica. E anche se questa è vietata nel Regno Unito dal Female Genital Mutilation Act del 2003, fino ad oggi nessuno è stato di fatto processato per questo reato. Tanto più che, secondo un sondaggio della BBC, un giovane asiatico britannico su dieci ritiene che gli omicidi d’onore possano essere giustificati. La “violenza d’onore” in Gran Bretagna non si limita agli anziani, immigrati di prima generazione. Secondo un rapporto di 174 pagine dal titolo Crimes of the Community: Honour-Based Violence in UK è a tutti gli effetti un fenomeno indigeno e di auto-perpetuazione praticato da immigrati terza e quarta generazione che sono cresciuti e sono stati educati nel Regno Unito. Per rispondere a questa emergenza, il primo ministro britannico David Cameron – che lo scorso febbraio aveva definito “l’orrore del forced marriage” come una delle conseguenze negative del multiculturalismo – ha promesso di “mettere fuori legge la pratica del matrimonio forzato” e renderlo reato punibile penalmente dato che al momento la legislazione vigente in materia permette solo di eseguire procedimenti giudiziari civili. La Gran Bretagna non è l’unico paese europeo alle prese con il problema del matrimonio forzato. In Belgio la pratica è fuori legge dal 2007 con una pena detentiva fino a due anni e con la multa fino a 2.500 euro (3.500 dollari). La Norvegia, invece, ha modificato il suo codice penale nel 2003. Ora il forced marriage è un reato punibile fino a sei anni di carcere, ma è anche bandito contrarre matrimonio con una persona di età inferiore ai 16 anni.
A parte la pubblicazione di un rapporto lo scorso mese di maggio a firma dell’Home Affairs Select Committee, un gruppo trasversale di parlamentari britannici, in cui si sollecita e si sostiene il governo a trasformare in un reato penale la pratica, nel mese di giugno, un nuovo disegno di legge proposto da Lady Caroline Cox-Johnson, e sostenuto da gruppi per i diritti delle donne, che costringerebbe i tribunali islamici di riconoscere il primato del diritto inglese, è stato introdotto alla Camera dei Lord. Il provvedimento è stato elaborato per tutelare le donne musulmane in Gran Bretagna che, oppresse dalla sharia, parlano poco l’inglese, sono tenute allo oscuro dei loro diritti legali, subiscono violenze domestiche e hanno difficoltà a chiedere il divorzio, a causa di decisioni discriminatorie.
La Germania è stata l’ultimo paese europeo, in ordine di tempo, a bandire la pratica. Nel marzo 2011 il governo tedesco lo ha reso crimine punibile fino a cinque anni di carcere. La legge francese vieta i matrimoni forzati e permette il perseguimento di tutti coloro che praticano mutilazione dei genitali di una ragazza con cittadinanza francese o lo status di residente, anche se l’operazione viene condotta in un altro paese. Ma nonostante l’Europa si stia svegliando il fenomeno continua a proliferare sotto silenzio.
La Gran Bretagna dice ‘no’ ai matrimoni forzati
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