All’estero per divorziare: l’esodo

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Milano – Sono in continuo aumento le coppie italiane che scelgono di divorziare all’estero, in paesi dove le leggi permettono una rottura del legame matrimoniale in tempi brevi e con costi minori. Un fenomeno che ha riguardato in sei anni ottomila coppie italiane, come emerge dai dati presentati dall’Associazione avvocati matrimonialisti italiani (Ami) durante il convegno “Codice europeo della famiglia: realtà o utopia?”.


Ci sono, per esempio, coniugi che prendono temporaneamente la residenza all’estero, in paesi come la Romania, per evitare di aspettare un tempo medio di quattro anni perché termini l’iter di un divorzio consensuale in Italia. La proposta dell’Ami è quella di «definire una giurisdizione europea comune in materia di diritto alla famiglia», anche di fronte a una crescita costante delle separazioni e dei divorzi. In 40 anni si è assistito alla riduzione del 50% del numero dei matrimoni, mentre negli ultimi 20 anni sono triplicati i procedimenti di divorzio e separazione. Oggi quattro matrimoni su dieci si trasformano in separazioni e divorzi e, come emerge dagli ultimi dati Istat, in Italia il 6.1% della popolazione sopra i 15 anni ha sperimentato l’esperienza della rottura di un matrimonio. «In Parlamento si sta discutendo sul disegno di legge sul `divorzio breve´ – sottolinea l’Ami – si tratta di un compromesso, che sarà bocciato dalle ali cattoliche e conservatrici del paese».


«Di fronte all’attuale disgregazione della famiglia in tutta Europa – ha spiegato Elena Menon, presidente distrettuale di Milano dell’Ami – i giuristi matrimonialisti sentono l’esigenza di definire una giurisdizione europea comune in materia di diritto di famiglia». Secondo Gian Ettore Gassani, presidente nazionale Ami, «il raggiungimento di questo obiettivo renderà l’Europa veramente unita e non solo un insieme di paesi amici, legati da strategie economiche e militari».


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