Da Palermo a Brescia: in 3 settimane l’ennesima strage famigliare

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“In merito alla strage consumatasi oggi a Brescia, l’ennesima riguardante vicende legate a matrimoni finiti in tribunale, dove hanno perso la vita quattro persone uccise dal giovane camionista Mario Albanese, emerge in tutta la sua drammaticità l’impotenza dello Stato rispetto alla mattanza che annualmente si consuma nelle famiglie italiane, specie quando esse sono alle prese con separazioni o divorzi”. Così l’Avv. Gian Ettore Gassani, Presidente Nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, a fronte del tragico episodio di cronaca accaduto questa notte.


 


“Si parla quotidianamente di riforme del diritto di famiglia, di “divorzio breve” e di tanto altro” – denuncia il matrimonialista – ma non si riesce ad arginare la violenza intrafamiliare, oggi più pericolosa di quella della malavita organizzata. Ormai leggiamo assuefatti il quotidiano bollettino di guerra familiare limitandoci a fare la conta dei morti “.


 


E lancia un allarme: “In Italia è facilissimo procurarsi una pistola. Le attuali leggi sulle armi consentono agevolmente di detenere un’arma in casa o di ottenere un porto d’armi. Occorrerebbe un maggiore controllo delle Prefetture specie nelle vicende in cui nelle separazioni esplodono conflitti prevedendo la revoca di ufficio, in via cautelare, del possesso di armi nei confronti di quanti si sono già macchiati di fatti violenti”.


 


“Alla base di queste stragi, spesso annunciate  e gravemente sottovalutate – spiega l’avv. Gassani –  c’è il concorso di varie responsabilità e non soltanto quella dell’omicida. Troppe volte le denunce per violenze anche minori restano lettera morta ed espongono le vittime a gravi pericoli. Urge un maggiore controllo e monitoraggio di determinate vicende familiari, spesso note a tutti, giudici e servizi sociali compresi, e favorire percorsi di mediazione familiare e misure di protezione a favore dei soggetti deboli che hanno già subito violenze fisiche e/o psicologiche”.


 


E precisa: “Nel settore delle procedure familiari, sia in sede penale che civile, si investe pochissimo. Gli aspetti psicologici e criminologici delle liti familiari restano solo un fatto accademico ma non sono finalizzati a prevenire vere e proprie stragi che, dato l’aumento  del numero di separazioni e divorzi, sono destinate ad aumentare”.


 


Infine, dal presidente dell’AMI una proposta risolutiva:  “Urge il varo di nuove norme penali, il potenziamento dei Servizi sociali e dei Centri antiviolenza, la specializzazione delle forze dell’Ordine di quartiere rispetto a fenomeni di violenza domestica, l’adozione di efficaci misure cautelari contro soggetti che già hanno usato violenza o hanno rivolto gravi minacce alle vittime, il sostegno psicologico gratuito in favore di quanti non riescono ad accettare la separazione o il divorzio”.


 

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