Stragi in famiglia. Gassani: “Più morti in casa che nelle guerre di mafia. Piaga sottovalutata: urge una task force”

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Il 2011 rappresenta senz’altro l’anno nero nelle inaudite stragi tra familiari che vedono coinvolti genitori tra loro e contro i figli. Tutte vicende legate a matrimoni finiti o nell’ambito di procedure di separazione gravemente conflittuali. In particolare l’affidamento dei figli, nonostante il varo della legge sull’affidamento condiviso, sta diventando l’origine di uno dei fenomeni più preoccupanti del nostro Paese: la lotta per ottenere i figli contesi.


 


“Separarsi in Italia significa, almeno nel 35% dei casi se non di più, dichiararsi guerra e giurarsi odio eterno. Fin quando non si interviene contro questa mentalità la famiglia continuerà ad uccidere più della mafia. L’aspetto più agghiacciante di questo fenomeno italiano è che la vittima di stalking, quasi sempre l’ex coniuge in fase di separazione, cade sotto i colpi di un delitto annunciato atteso che le denunce sporte contro il carnefice quasi sempre non producono effetti immediati”, dice il presidente nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, avv. Gian Ettore Gassani, che continua: “Urge emendare la legge sullo stalking e prevedere misure cautelari detentive nei confronti di chi si macchia di condotte persecutorie, in particolare contro l’ex coniuge o convivente. Non è immaginabile che si possa contrastare lo stalking con il semplice obbligo di firma dato che chi commette questo reato può essere capace di tutto, come le statistiche dovrebbero suggerire agli addetti ai lavori ed al legislatore. Alla luce dei gravissimi fatti di sangue delle ultime ore emerge un dato preoccupante: la quotidiana sottovalutazione da parte di alcuni avvocati, magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine, di determinate condotte da parte dello stalker.


Ancora una volta l’AMI richiama l’attenzione delle istituzioni perché tutte le separazioni ed i divorzi vengano seguite da psicologi del Tribunale al fine di prevenire condotte strumentali in danno dei figli e conseguenti gravi reazioni. Dietro queste tragedie si nasconde infatti l’ansia dei coniugi di sottrarsi vicendevolmente i figli a seguito, probabilmente, di una serie di scellerate strategie difensive o di negligenti provvedimenti giurisdizionali. In particolare destano sgomento le vicende di quei padri che, in lite con le consorti per l’affidamento dei figli (lo scorso settembre Alberto Fogari uccise la figlioletta di tre anni e si suicidò a Brescia; tre giorni fa Matthias Shepp si è suicidato dopo aver fatto perdere le tracce delle sue due figliolette gemelle; oggi Alberto Pistone ha ucciso moglie e figlio e si è suicidato a Bologna) arrivano a uccidersi e, nella quasi totalità dei casi, a togliere la vita ai figli per i quali sono entrati in conflitto con l’ex coniuge.


In Italia si investe solo per la lotta alla mafia mentre nulla si destina alla prevenzione dei reati intrafamiliari che sono la vera, grave piaga sociale. Gli avvocati matrimonialisti ritengono che, come esiste una task force a contrasto della mafia, dovrebbe parimenti essere organizzata una rete di professionisti per combattere la violenza in famiglia”.   

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