Adozioni internazionali: strisciante razzimo in molte coppie italiane

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Le adozioni internazionali in Italia restano senz’altro significative scelte d’amore e di coraggio da parte di aspiranti genitori che intendono adottare bambini senza famiglia. Tuttavia resistono moltissime zone d’ombra attorno a questo gesto che dovrebbe fare dell’altruismo il vero filo conduttore.


 


“Le statistiche descrivono un fenomeno preoccupante: le adozioni internazionali perseguite da molte famiglie italiane sovente sono motivate da scelte razziste e sessiste” afferma l’avv. Gian Ettore Gassani, Presidente Nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani.  “Nel 2009 – continua – sono stati 3.964 i bambini adottati in Italia. Negli ultimi 10 anni sono stati adottati 27.965 bambini da 22.665 coppie (con una media di 1.23 per famiglia). Dati i costi delle adozioni del tutto imprevedibili (dai 5 mila ai 25 mila euro a seconda del Paese di origine del bambino adottato), le adozioni internazionali restano sostanzialmente appannaggio delle coppie benestanti di cui il 65% è residente nelle regioni centro settentrionali (dal 16 novembre 2000 al 31 dicembre 2009 la Lombardia è stata la regione con il maggior numero di bambini adottati: 4.644 seguita dal Veneto: 2.459; Toscana: 2.065; Lazio: 1.947; Campania: 1.416). La maggioranza delle coppie di aspiranti genitori adottivi ‘sceglie’ e ‘acquista’ bambini di pelle bianca, per lo più provenienti dall’est europeo (Russia in primis poi Ucraina). Pochissimi sono i bambini provenienti dal ‘Terzo mondo’. L’aspetto più significativo è che i coniugi italiani, nel 60% dei casi, chiedono ed ottengono bambini di sesso maschile quando invece la maggioranza dei piccoli abbandonati è di sesso femminile. Le leggi internazionali e gli ultimi orientamenti della Suprema Corte di Cassazione sanciscono, di contro, che una coppia debba adottare un bambino ‘a scatola chiusa’ senza poter scegliere etnia, colore della pelle, provenienza geografica, sesso e condizioni di salute. Soltanto l’età è subordinata a quella degli adottandi anche se si registrano casi di adozioni di bambini molto piccoli (la media è 5 anni) in favore di coppie non più giovanissime”.


 


 


 


 


La maggioranza delle coppie vuole, quindi un bambino maschio, di pelle bianca, biondo, occhi azzurri, sano e piccolo di età. Questo è quanto emerge dai dati della CAI (Centro Adozioni Internazionali) e del Centro Studi AMI.


 


Dati alla mano, Gassani denuncia: “Nel 2008 nel 26% dei casi i Tribunali per i Minorenni hanno rilasciato alla coppie decreti di idoneità ‘mirati’ (con l’indicazione del Paese di provenienza del bambino, la specifica appartenenza ad una determinata etnia, il genere del minore, lo stato di salute, l’età giusta). Soltanto 14 bambini su 100 che entrano in Italia sono affetti da patologie a fronte del 35% dei bambini malati che vive negli internat”.


 


Gassani conclude: “Urge cambiare completamente le regole di questo sistema. Tale politica deve partire necessariamente dalla magistratura minorile, molte volte distratta e compiacente verso certi costumi e dal ruolo dei servizi sociali che deve rivestire una funzione di formazione delle coscienze dei genitori adottivi. Ci sono due modi per ridare dignità alle adozioni internazionali: renderle del tutto gratuite ed a spese dello Stato al fine di consentire anche agli operai di adottare e soprattutto impedire che la ricerca del bambino equivalga a quella di un divano: bianco, nuovo ed in perfette condizioni”.

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