Divorzio, Italia Paese da Terzo mondo

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“La legge che ha introdotto il divorzio nel nostro Paese ha senza dubbio stravolto gli usi ed i costumi degli italiani. Si tratta di una legge sacrosanta, forse la più importante del secolo scorso che ha garantito anche agli italiani la libertà di scegliere di sciogliere un matrimonio fallito quale alternativa agli annullamenti dei matrimoni in sede ecclesiastica”. E’ il commento del presidente Nazionale Avvocati Matrimonialisti Italiani avv. Gian Ettore Gassani. “Tuttavia – continua – la legge sul divorzio non è stata accompagnata da una adeguata organizzazione degli uffici giudiziari, dei servizi sociali e psicologici e della stessa avvocatura. Dal 1990 in poi vi è stato il boom di separazioni e divorzi nel nostro Paese che ha segnato il collasso dei Tribunali italiani. In Italia, salvo le eccezioni di Roma, Milano e Torino non esistono sezioni specializzate in diritto di famiglia. Ciò nuoce alla qualità di molti provvedimenti giurisdizionali. I tempi per ottenere il divorzio in Italia sono da terzo mondo atteso che il nostro Paese si colloca al 156esimo posto in classifica per qualità del servizio giustizia, specie in ambito familiare e minorile. I tempi per ottenere il divorzio sono insopportabilmente lunghi se le parti non raggiungono un accordo consensuale: si passa dai 7 anni di Milano per arrivare ai 12 di Messina per ottenere lo stato libero.


 


Gli italiani devono affrontare una via crucis per ottenere lo scioglimento degli effetti civili del matrimonio. E’ evidente che tali tempi processuali, che sovente finiscono con l’esacerbare gli animi dei coniugi in conflitto, facciano lievitare a volte a dismisura le spese legali. Se i tempi fossero ridotti e addirittura fosse abrogata la fase della separazione (che in Europa esiste soltanto in Italia, Malta, Polonia e Irlanda del nord), le parcelle degli avvocati sarebbero molto più contenute. Spesso si è costretti a procedere con separazioni e divorzi consensuali non tanto perché si è raggiunto l’accordo quanto perché la gente non è in grado di sopportare tempi e costi di procedure tanto snervanti ed incivili. Vi è inoltre da sottolineare che per molto il divorzio è solo un mero rimedio e non una scelta consapevole. Si può tranquillamente affermare che vi sia stato un abuso del diritto di divorziare perché fondamentalmente, manca in molte coppie la voglia di stare insieme e di trovare punti di incontro. L’Ami si sta battendo per varare il Tribunale della Famiglia, ridurre da tre anni ad 1 anno il termine per chiedere il divorzio dopo aver ottenuto la separazione e per l’introduzione dei patti prematrimoniali, per i quali sta strutturando un disegno di legge che presenterà al Senato nel gennaio 2011”.


 


In ogni caso anche per quanto concerne il divorzio esistono due Italie distinte: nel nord i divorzi sono esattamente il doppio di quelli del sud.            


              


“La legge che ha introdotto il divorzio nel nostro Paese ha senza dubbio stravolto gli usi ed i costumi degli italiani. Si tratta di una legge sacrosanta, forse la più importante del secolo scorso che ha garantito anche agli italiani la libertà di scegliere di sciogliere un matrimonio fallito quale alternativa agli annullamenti dei matrimoni in sede ecclesiastica”. E’ il commento del presidente Nazionale Avvocati Matrimonialisti Italiani avv. Gian Ettore Gassani. “Tuttavia – continua – la legge sul divorzio non è stata accompagnata da una adeguata organizzazione degli uffici giudiziari, dei servizi sociali e psicologici e della stessa avvocatura. Dal 1990 in poi vi è stato il boom di separazioni e divorzi nel nostro Paese che ha segnato il collasso dei Tribunali italiani. In Italia, salvo le eccezioni di Roma, Milano e Torino non esistono sezioni specializzate in diritto di famiglia. Ciò nuoce alla qualità di molti provvedimenti giurisdizionali. I tempi per ottenere il divorzio in Italia sono da terzo mondo atteso che il nostro Paese si colloca al 156esimo posto in classifica per qualità del servizio giustizia, specie in ambito familiare e minorile. I tempi per ottenere il divorzio sono insopportabilmente lunghi se le parti non raggiungono un accordo consensuale: si passa dai 7 anni di Milano per arrivare ai 12 di Messina per ottenere lo stato libero.


 


Gli italiani devono affrontare una via crucis per ottenere lo scioglimento degli effetti civili del matrimonio. E’ evidente che tali tempi processuali, che sovente finiscono con l’esacerbare gli animi dei coniugi in conflitto, facciano lievitare a volte a dismisura le spese legali. Se i tempi fossero ridotti e addirittura fosse abrogata la fase della separazione (che in Europa esiste soltanto in Italia, Malta, Polonia e Irlanda del nord), le parcelle degli avvocati sarebbero molto più contenute. Spesso si è costretti a procedere con separazioni e divorzi consensuali non tanto perché si è raggiunto l’accordo quanto perché la gente non è in grado di sopportare tempi e costi di procedure tanto snervanti ed incivili. Vi è inoltre da sottolineare che per molto il divorzio è solo un mero rimedio e non una scelta consapevole. Si può tranquillamente affermare che vi sia stato un abuso del diritto di divorziare perché fondamentalmente, manca in molte coppie la voglia di stare insieme e di trovare punti di incontro. L’Ami si sta battendo per varare il Tribunale della Famiglia, ridurre da tre anni ad 1 anno il termine per chiedere il divorzio dopo aver ottenuto la separazione e per l’introduzione dei patti prematrimoniali, per i quali sta strutturando un disegno di legge che presenterà al Senato nel gennaio 2011”.


 


In ogni caso anche per quanto concerne il divorzio esistono due Italie distinte: nel nord i divorzi sono esattamente il doppio di quelli del sud.            


              

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