Amor di badante. Tra patrimoni contesi e proteste familiari

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Il suo nome è Svetlana, lui la chiamava Lucia. Si sono conosciuti in una banca di paese: lei era appena arrivata dalla Moldavia, cambiava i pochi soldi che aveva portato con sé, con l’aiuto di un’italiana che l’aveva chiamata in Italia. Lui era un vedovo infelice, senza figli, ritiratosi in campagna dopo una vita in Svizzera. Le ha chiesto di fargli da badante. Lei ha accettato. Tre mesi dopo l’ha domandata in moglie.


Ancora una volta lei ha detto di sì. Sei anni dopo Svetlana C. è una vedova benestante. Suo marito, Salvatore Gianni, scomparso nel 2007, le ha lasciato casa, campi e terreni in riva al mare, nel Salento, dove è possibile costruire alberghi.


Per difendere quell’eredità l’ex badante dovrà presentarsi a giorni davanti al tribunale di Tricase. La sorella del marito l’ha denunciata per truffa e circonvenzione di incapace, accusandola d’avere raggirato l’anziano Salvatore, sfruttando i trent’anni di differenza tra loro per fargli perdere la testa. “Tutto falso” reagisce Svetlana, 46 anni. “Con lui ho conosciuto l’amore: è stato mio marito, mio fratello, mio padre“.
Sostiene il suo avvocato, Stefano Luna: “Tutto il problema è nato quando la famiglia di lui ha scoperto che gli sposi erano in comunione di beni. Prima, il nipote aveva fatto da testimone di nozze”. Prima badante, poi moglie.


È un aspetto minore e molto in ombra dei grandi cambiamenti prodotti dall’onda di piena dell’immigrazione: “Una famiglia su dieci è badante-dipendente” ha scritto il Censis. E ha calcolato in quasi 1,5 milioni l’esercito di persone, in larga maggioranza straniere, reclutato nelle case degli italiani per compiti di pulizia, di cura, di assistenza. Il 36,6 per cento, hanno annotato i ricercatori, “dichiara che il proprio lavoro consiste nel fare compagnia a un membro della famiglia”.


Commenta Giuseppe Roma, direttore del Censis: “È il segno che, per le badanti, il rapporto con le famiglie non è solo professionale, c’è anche una funzione affettiva, di antidoto contro la solitudine”. Così, a volte, badante e badato finiscono con l’andare a nozze.
Cifre? Complicatissimo averne.
“A Milano il fenomeno esiste. E in tutta Italia ci saranno qualche migliaio di casi l’anno” stima Gian Carlo Blangiardo, docente universitario di demografia e collaboratore dell’Ismu, l’Istituto per gli studi sulle migrazioni. Aggiunge: “Nel 2007 sono stati celebrati 24 mila matrimoni misti, fra italiani e stranieri. Tra questi, 18 mila sono state le unioni tra uno sposo italiano e una donna immigrata. Almeno 8 mila di queste donne provenivano dall’Europa orientale, dai paesi che forniscono immigrati per il settore del lavoro domestico”.


A Milano l’assessorato ai Servizi civici segnala: le coppie residenti in città formate da un italiano e da una donna straniera di almeno 20 anni più giovane sono 428. A Roma, il servizio statistica del Campidoglio comunica: nel 2008 si sono celebrati nella capitale 23 matrimoni fra italiani ultrasettantenni e donne straniere che non avevano ancora compiuto i 50 anni. Nei primi otto mesi del 2009, altre 13 coppie così composte si sono presentate all’ufficiale di stato civile per le nozze.


“I nostri dati ci dicono che è un fenomeno in grande espansione” avverte Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti, che riunisce 2 mila studi in tutta Italia. “Ed è un fenomeno che presenta anche aspetti patologici. Solo a Roma ho cinque, sei casi di anziani benestanti, con solide pensioni e proprietari di case, che hanno sposato le loro badanti, sono poi stati abbandonati e ora sono alle prese con le lunghe, penose procedure per l’annullamento del matrimonio”.


A Bologna, nell’aprile 2008, la procura della Repubblica bloccò per decreto le nozze in municipio tra un ottantatreenne e la badante romena di 44 anni: i nipoti dell’anziano si erano rivolti alla polizia, accusando la donna di circonvenzione d’incapace. Sostiene l’avvocato Gassani: “Quando lui potrebbe essere il nonno di lei, il sospetto non solo è legittimo, è doveroso. In quei casi i municipi dovrebbero avviare d’ufficio, e ben prima della celebrazione del matrimonio, una verifica delle condizioni di salute dell’anziano. Lo si può fare in maniera soft, coinvolgendo le asl, i servizi sociali”. In realtà, sulle nozze tra badanti e badati, ironie e diffidenza sono spesso molto forti. “Se fossero scelte dettate dall’attrazione, niente da dire. Ma, in molti casi, credo proprio che ci sia una questione d’interesse” osserva il demografo Blangiardo.


“L’acquisto della cittadinanza per matrimonio, per esempio, può essere un’arma di seduzione da parte dell’italiano anziano”. Come precauzione, nel recente pacchetto sicurezza è previsto che la cittadinanza si acquisisca non più dopo 6 mesi, ma a 2 anni dalle nozze. Sposare il datore di lavoro, per un’immigrata, può portare vantaggi, ma anche guai. Nell’agosto scorso Il Secolo XIX, quotidiano di Genova, ha pubblicato la lettera di Silvia P., un’ucraina di 42 anni. Suo marito Luciano, 82 anni, che l’aveva chiesta in moglie un anno dopo averla assunta come badante, aveva tentato di uccidersi, accoltellandosi al petto. “In cambio del matrimonio, avrei avuto una casa e la possibilità di portare in Italia i miei tre figli” ha scritto la donna. “Ma quando i primi due sono arrivati, lui si è ammalato, è diventato geloso”.


Per fortuna ci sono storie più felici. Racconta Raffaella Maioni, responsabile nazionale delle Acli-colf: “Ricordo un matrimonio, lei era romena, al tempo in cui la Romania non era nell’Unione Europea, lui aveva 15 anni di più. La loro è stata una relazione forte, bella, senza l’ombra di un interesse economico”. E invita a considerare con maggiore simpatia le badanti e i loro sentimenti: “Nella convivenza quotidiana nascono sentimenti d’attaccamento molto forti. Conosco donne che hanno dovuto prendersi una pausa dopo la morte dell’anziano che assistevano, erano troppo affrante“. Nel 2004 un appartato scrittore pesarese, Paolo Teobaldi, pubblicò un libro sull’”amore involontario” tra un anziano magistrato in pensione e la sua badante, un’energica moldava.
Titolo, per l’appunto, La badante. Un’idea tratta dalla realta? “Io viaggio pochissimo, ma osservo molto. Vivo in un condominio di 28 famiglie, ho visto che l’Italia stava cambiando” risponde lo scrittore. Che osserva: “Badante è una parola che inquieta. Ha a che fare col dolore, con l’ospedale. Ci si figura queste donne bionde, slave, che accudiscono l’anziano, vecchio satiro o povero rimbambito. E di loro si pensa, con identico schematismo, che siano o gli angeli della carrozzella o delle poco di buono“. Vero che, in cronaca, finiscono soltanto le tragedie.


Come la storia di Elena Basova, una russa cinquantenne, arrestata nel marzo scorso a San Salvo, provincia di Chieti, con l’accusa di avere maltrattato e tentato di uccidere col gas il marito, un pensionato settantottenne del quale era stata la badante. E si consumano, invece, nel silenzio storie in cui e la moglie straniera a soffrire.
Da Ruda, provincia di Udine, racconta Maria Zenbuovic, una cinquantenne ucraina da 5 anni in Italia: “Ho conosciuto mio marito, Gino, a casa dei suoi genitori. Erano anziani, malati entrambi, li ho accuditi. Dopo un anno il figlio ha chiesto di sposarmi. Nell’agosto 2006 siamo diventati marito e moglie. Per 10 mesi io ho vissuto una felicita che non avevo mai conosciuto. Poi lui ha avuto un ictus, e rimasto invalido al 100 per cento, i suoi genitori sono morti, i fratelli ci hanno cacciato di casa. Da badante guadagnavo 900 euro al mese. Adesso la famiglia di Gino ce ne dà 700 e impedisce che io tocchi la sua pensione, i suoi conti correnti. Viviamo come i poveretti. Loro, i fratelli di mio marito, dicono che io voglio mangiargli i soldi, pensano che lo abbandoni per chiuderlo poi in un istituto. Ma lui e un uomo buono, il più buono che abbia conosciuto. Se lo lascio, muore”.


Su soldi, patrimoni, eredità si consumano tensioni formidabili nelle famiglie, quando gli anziani cominciano a manifestare un po’ troppa riconoscenza alle badanti. Sostiene Manuela Mondello, notaio a Verolanuova, provincia di Brescia: “Capita abbastanza spesso che arrivino in studio questi anziani benestanti, accompagnati dalle badanti, donne dell’Est o del Centro Africa, che si fermano, per discrezione, in sala d’attesa. Hanno una casetta, dicono, vorrebbero lasciarla a chi li assiste. Io domando sempre se ne hanno parlato con i figli. E la risposta è: loro non vogliono “.
Continua il notaio: “A volte questi signori vogliono sposarsi. Allora si presenta la famiglia, chiede l’intestazione preventiva dei beni e, per esempio, lascia all’anziano l’usufrutto della casa in cui vive. Ma succede pure che la gratitudine verso le badanti sia indipendente dal sesso: ho avuto il caso di una signora morta a più di 80 anni che ha lasciato tutto ciò che aveva alla donna che l’aveva assistita. E gli eredi sono diventati pazzi”.


Se lui non ha beni al sole, è piu facile credere all’amore. La Gazeta ukrainska, quotidiano dell’Ucraina, ha raccontato con grande simpatia le storie di due italiani che hanno sposato le ex badanti e sono andati a vivere nella repubblica ex sovietica. Uno, Vincenzo, 77 anni, calzolaio napoletano, abita oggi, con la moglie Maria, a Kelyhiv, dove la gente lo adora “perché e ottimista e allegro”.
L’altro, Adriano, 63 anni, elettricista in pensione di Montebelluna, provincia di Treviso, ha sposato l’ex badante della madre, Veronica, che ai giornalisti della Gazeta ha dichiarato: “Ho sognato questo matrimonio tutta la vita. Lui era molto attento a me. E, soprattutto, è bello”.
(hanno collaborato Carlo Porcaro ed Enrico Ratto)


tratto da Panorama

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