Spara alla ex e si uccide, la strage continua

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Dolore che diventa rabbia. Rabbia che diventa follia omicida. Gelosie, relazioni affettive turbate, compromesse, spesso schiacciate dal peso della vita quotidiana e dalla delusione delle sconfitte.
È in questo contesto che si inseriscono i cosiddetti delitti in famiglia. Gli omicidi tra le mura domestiche sono in aumento e l’Italia, abituata ai primati, registra anche quello negativo di essere il paese europeo dove si consuma il maggior numero di omicidi in famiglia. La statistica è impietosa, la media dice che se ne commette uno ogni due giorni e nei casi di separazione e divorzi l’assegnazione della casa e l’affidamento dei figli sono spesso le cause scatenanti di litigi, spesso feroci.
Litigi violenti caratterizzavano anche la vita da separati di Silvano Combetto, 48 anni, imprenditore edile, e di Sandra Tonco, sua coetanea. Ieri mattina lui ha tentato di ucciderla a colpi di pistola e poi ha rivolto l’arma verso di sé e si è sparato alla testa. È successo a Pavagliano, piccola frazione di un altrettanto piccolo paese della Val Susa, Chianocco. Lui l’ha aspettata di fronte alla bocciofila e l’ha vista arrivare insieme al suo nuovo compagno. Ha raggiunto la ex a passo svelto, l’ha chiamata per nome costringendola così a girarsi, a guardarlo ancora una volta in faccia. L’ultima volta. Ha sollevato il braccio e dalla pistola che teneva in pugno ha esploso tre colpi in rapida successione. Due proiettili hanno raggiunto la donna lambendole appena la pelle. Solo il terzo è andato a segno, colpendola al torace. Quando l’ha vista accasciarsi a terra, convinto che anche per lei sarebbero stati gli ultimi attimi di vita, ha rivolto l’arma contro se stesso e si è sparato alla testa.
Tutto è avvenuto in pochi istanti, sotto gli occhi attoniti del nuovo compagno della donna che ha chiamato i soccorsi. Ricoverata in prognosi riservata lei però dovrebbe cavarsela.
Per Combetto non c’è stato invece nulla da fare: è morto, nonostante i tentativi dei sanitari di rianimarlo. Sandra Tonco, invece, respirava ancora. È stata caricata a bordo dell’elisoccorso e portata d’urgenza all’ospedale Molinette: le sue condizioni sono gravi, ha un polmone perforato. Un delitto premeditato. Un atto estremo che dimostra, a dispetto di quel che normalmente si crede, che non siamo di fronte a gesti estemporanei, dettati da un impulso immediato e incontrollato. Ma frutto, il più delle volte, di una lenta, disperata, elaborazione.
L’ex marito, in questo caso, si è procurato un’arma e l’ha usata quando ha pensato che fosse arrivato il momento giusto, quando ha elaborato che quella sarebbe stata la fine adeguata al naufragio della propria relazione affettiva.
Silvano e Sandra erano separati dal novembre del 2009 e i loro due figli, ormai maggiorenni, si stanno costruendo una propria vita. Litigavano spesso e ferocemente Silvano e Sandra e a Chianocco, dove tutti conoscono tutti, lo sapevano: tante volte li avevano sentiti gridare. Tante volte qualcuno era stato sul punto di chiamare i carabinieri. Adesso la loro storia entra a fare parte della statistica. Di quei numeri che vogliono la donna vittima nel 70 per cento dei casi. Statistiche che annoverano altri delitti recenti. L’ultimo meno di 24 ore prima a Prato, in casa di Giuseppe Milazzo, 38 anni, e Desirèe Zumia, 34 anni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’uomo al termine di una violento litigio avrebbe afferrato un coltello da cucina per poi andare al piano di sopra e pugnalare a morte la moglie in camera da letto. Prima di togliersi la vita ha chiamato il 118 e quando i sanitari sono arrivati hanno trovato la loro bimba di 4 anni, lei, almeno lei, ancora viva.


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