FAMIGLIA. Per l’Italia vale solo l’1,4%

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Secondo l’Ocse abbiamo le politiche di sostegno peggiori d’Europa – O la famiglia o il lavoro. «Il dilemma italiano». L’Ocse lo chiama così, in uno studio intitolato Doing better for families. Gli italiani devono scegliere tra l’una e l’altro, praticamente impossibile conciliarli. Anche a causa di politiche di sostegno che ne fanno il fanalino di coda europeo: «In Italia c’è bisogno di più sostegno per combinare lavoro e cura dei bambini», scrive l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel suo primo rapporto sulle famiglie, sottolineando che le donne nel nostro Paese «spesso devono scegliere tra avere un impiego e fare figli». Il risultato di questa difficoltà nel coniugare maternità e lavoro è duplice: «pochi bambini» – con un tasso di fertilità «stabilizzato a 1,4 figli per donna dalla metà degli anni Ottanta» –  e «un basso tasso di occupazione femminile, 48% contro una media Ocse del 59%».


Una situazione resa più complessa dalla limitata flessibilità degli orari di lavoro, che non consente ai genitori di adattarsi alle esigenze dei piccoli. In Italia infatti, osserva l’Ocse, «meno del 50% delle aziende con 10 o più dipendenti garantiscono opzioni a tempo flessibile, e il 60% dei lavoratori non ha controllo sui propri orari di lavoro». Le madri che vogliono mantenere un’occupazione sono quindi sovente costrette a optare per un impiego part time, scelto oggi in Italia dal 31% delle donne, contro il 7% appena tra gli uomini. Anche perchè, sottolinea l’Ocse, nel Belpaese i congedi parentali sono per lo più riservati alle madri.


La bassa occupazione femminile non è però solo un problema di parità tra generi, ma ha un impatto diretto sulle condizioni di vita dei bambini. Il tasso di povertà infantile delle famiglie italiane in cui lavora un solo genitore è infatti del 22,5%, contro il 2,7% di quelle in cui lavorano entrambi. La situazione è poi ancora più difficile nelle famiglie in cui nessuno dei genitori lavora, con un tasso di povertà al 79,3%, e in quelle monoparentali con genitore disoccupato, con un tasso all’88%.


Complessivamente, in Italia i bimbi poveri sono il 15% del totale, cifra superiore sia alla media Ocse (12,7%) che a quella registrata in altri grandi Paesi europei come Gran Bretagna (10,1%), Germania (8,3%) e Francia (8%). La performance italiana, sempre secondo i dati Ocse, è inferiore a quella degli altri grandi d’Europa anche sul fronte della spesa per il sostegno alle famiglie. Il nostro Paese investe infatti in questo capitolo l’1,4% del Pil, contro il 2,9% della Germania, il 3,5% della Gran Bretagna e il 3,8% della Francia, prima per quota di spesa tra i Paesi membri dell’organizzazione, a pari merito con la Danimarca.


Articolo tratta http://www.vita.it/news

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