800 mila italiani ridotti a clochard
da separazioni e divorzi. Tanti impiegati ed operai
‘salvati’ ogni giorno dalla Caritas. 50 mila casi a
Milano, 90 mila a Roma.
L’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, in
relazione ai dati sulla povertà diramati dalla Caritas,
conferma che circa 800 mila cittadini italiani (80% uomini e
20% donne), a seguito di separazioni o divorzi, vive in
situazioni di totale indigenza.
“Anche impiegati ed operai che, sulla carta, godono di una
busta paga di circa 2.000 euro netti al mese (e quindi non
censiti tra i cosiddetti ‘poveri’) possono trovarsi in
situazioni di tracollo economico laddove devono versare per
il mantenimento dei familiari e/o per il mutuo della casa
coniugale quasi il 70% del loro stipendio”, spiega il
presidente nazionale AMI avv. Gian Ettore Gassani.. “La
Caritas – continua Gassani – sta salvando dalla fame
migliaia di persone del tutto insospettabili che, pur
svolgendo attività lavorative di tutto rispetto sono
costrette, non di rado in giacca e cravatta, a fare la fila
ogni giorno per un piatto di pasta. Quando si calcola il
numero dei poveri in Italia è forviante legare l’analisi
alla mera dichiarazione dei redditi in quanto essa non
chiarisce le posizioni debitorie delle persone separate o
divorziate. Soltanto nella città di Milano ci sono 50 mila
separati che vivono da clochard mentre a Roma il numero si
aggira intorno ai 90 mila. Recenti proiezioni del Centro
Studi AMI svelano che entro dieci anni tali numeri sono
destinati a raddoppiare. Un terzo dei separati-barboni dorme
in auto mentre la restante parte in piccoli monolocali,
dormitori o da amici e parenti”.
Per l’AMI urge una politica sociale nazionale per
garantire ai nuovi poveri, prodotti dallo sfascio di molte
famiglie, il reperimento di alloggi e la messa a
disposizione di servizi di tipo psicologico.
“Nel nostro Paese – sostiene Gassani – soltanto a
livello regionale o comunale (Liguria, Piemonte, Roma,
Bolzano e qualche altra realtà) sono state messe a
disposizione di questi nuovi ‘barboni’ abitazioni e
sostegni economici e psicologici. La solidarietà
dev’essere un valore sentito da un’intera nazione e non
solo il frutto dello spontaneismo di una singola regione o
di una singola città. Alla base di molti fatti violenti,
in cui le vittime sono familiari, vi è anche la
disperazione di chi ha perso tutto e non ha vie d’uscita.
Una solidarietà nazionale servirebbe a prevenire, almeno
in parte, la consumazione di gravi fatti di sangue. Senza la
Caritas ed altre associazioni similari circa mezzo milione
dignitosissimi italiani, tra cui molti padri di famiglia,
sarebbe costretto a vivere sotto i ponti o a morire
letteralmente di fame”.
…
Povertà: 800 mila italiani ridotti a clochard da separazioni e divorzi.
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Il diritto di famiglia e il dopp...
@ Facoltà di Giurisprudenza, Università di Perugia
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@ Palazzo di Giustizia di Cosenza Biblioteca Ordine degli Avvocati “Arnoni”
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Apr 22@15:30–18:30
L’evento è stato accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Cosenza (3 crediti formativi). locandina_22_aprile
E’ un fatto molto grave che tanti padri di famiglia separati si trovino nell’indigenza per dover pagare assegni di mantenimento agli ex coniugi. L’unica possibile via d’uscita è la dichiarazione di nullità del matrimonio presso i Tribunali ecclesiastici che delibata prima del passaggio in giudicato della sentenza di divorzio consente di essere esonerati dal versamento dell’assegno a favore del coniuge nonchè la ripetizione di tutte le somme versate a tale titolo, come da recente giurisprudenza. Avv. rotale Michele Meconcelli Per informazioni più approfondite cfr. michele.meconcelli@alice.it
E’ auspicabile una riforma legislativa che superi il principio del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, per tararvi l’assegno di mantenimento in favore di coniuge e prole e si adottino criteri che tengano ‘concretamente’ conto della necessità del coniuge separato di munirsi di nuovo alloggio, con oneri annessi e connessi. Occorre una protesta coraggiosa, che tenga conto dei diritti dell’individuo, superando ipocrisie su un tenore di vita pregresso, che deve essere garantito a tutti i costi, anche a quello di ridurre tanti uomini per strada.La predisposizione di alloggi, non mi sembra la soluzione più consona, non l’unica. Il problema è legislativo e giurisprudenziale.Che si inizi una sensibilizzazione in questa direzione. Avv. Emanuela Galati
Salve, sono da quattro mesi con stipendio zero, sono funzionario della regione siciliana con stipendio nella cqarta di 2000 eruro al mese, e poichè ho esaurito il fido della banca sono in estrema disponibilità economica. sono assistitto dall’Ami di Palermo. niente si può fare dice il legale difronte alle sentenze del giudice. Il provvedimento provvisorio dura da oltre 1 anno. la ex consorte è proprietaria di tre appartamenti. chiedo aiuto e suggerimenti ai gentili lettori.Grazie saluti